Displasia broncopolmonare nei neonati: efficacia del trapianto intratracheale di cellule staminali mesenchimali


La displasia broncopolmonare è una grave malattia polmonare che si può verificare nei neonati prematuri; l'innesto di cellule staminali mesenchimali può rappresentare una valida terapia.
Queste le conclusioni di uno studio pubblicato sul Journal of Pediatrics.

Lo studio è stato effettuato da ricercatori del Biomedical Research Institute di Seul, in Corea del Sud.
Le cellule staminali potrebbero aiutare a prevenire e a curare questa patologia che si manifesta nei bambini nati pretermine.

E' stata valutata l'efficacia del trapianto intratracheale di staminali mesenchimali derivate dal cordone ombelicale su 9 bambini nati fra la ventiquattresima e la ventiseiesima settimana di gestazione che avevano un rischio alto di sviluppare la displasia broncopolmonare.
Non è stato riscontrato alcun effetto collaterale.

Un terzo dei bimbi ha sviluppato una displasia broncopolmonare di lieve entità e in nessuno è insorta una variante più grave della patologia.

Si tratta di uno studio ancora in fase I, ma i risultati sembrano suggerire l'efficacia di una somministrazione endotracheale di staminali mesenchimali per il trattamento della displasia broncopolmonare.

La displasia broncopolmonare è una fra le più frequenti malattie che colpiscono chi nasce pretermine: in Italia circa 40.000 casi all’anno.
Questa patologia presenta pesanti ripercussioni sulla qualità di vita come disturbi respiratori ricorrenti, scarsa crescita, infezioni polmonari, difficoltà di inserimento in comunità.
Sintomi simili all’asma che in genere regrediscono con il tempo: verso l’età scolare molti bambini conducono una vita normale.

L’Ospedale Pediatrico di Padova è una eccellenza in questa patologia ed è impegnato da oltre 15 anni nel follow-up respiratorio dei bambini nati pretermine e seguiti fino all’adolescenza: si tratta dell’unico esempio finora presente in letteratura su prematuri seguiti negli anni con prove di funzionalità respiratoria, già a partire dai primi giorni di vita.

L'obiettivo dello studio era capire come intervenire per ridurre l’impatto a lungo termine della malattia. La displasia broncopolmonare non può più essere considerata solo un problema pediatrico. Molti bambini prematuri arrivano all’età adulta.

La nascita prematura è uno dei principali problemi sanitari nei Paesi industrializzati. I bambini a maggior rischio di complicanze legate alla prematurità sono quelli nati prima della 30a settimana di gestazione ( prima del 7° mese ) o con peso inferiore ai 1500 g. Una condizione che riguarda fino all’1.5% dei neonati nei Paesi occidentali.

La prematurità è spesso associata ad alcune patologie croniche. Tra queste, una delle più importanti è la displasia broncopolmonare, descritta per la prima volta nel 1967.
La displasia broncopolmonare è la più precoce di tutte le malattie respiratorie croniche; in alcuni casi, può protrarsi anche in età adulta.
Tra i fattori che possono alterare il corretto sviluppo del polmone, oltre a fenomeni infiammatori, infettivi e a carenze nutrizionali, ci sono anche alcuni interventi medici necessari per garantire la sopravvivenza, come la somministrazione di ossigeno e la ventilazione meccanica.
La displasia broncopolmonare è una malattia emersa solo in epoca relativamente recente e quindi non esistono ancora dati sull’andamento nel tempo della funzionalità respiratoria oltre i 18-19 anni. Sembra però che molti pazienti abbiano una buona prognosi respiratoria a lungo termine; tuttavia, una minoranza presenta una limitazione della funzionalità respiratoria particolarmente importante, rilevabile già in età pediatrica.

Questi pazienti sono a maggior rischio di sviluppare una forma di patologia respiratoria cronica ostruttiva ( BPCO ) che potrebbe diventare sintomatica con l’avanzare dell’età.
Un programma di follow-up strutturato in modo da riconoscere tempestivamente gli individui con maggior limitazione funzionale, promuovere l’astensione dal fumo di sigaretta ed evitare l’esposizione a fattori nocivi per il sistema respiratorio potrebbe aiutare a limitare l’impatto della malattia sulla salute respiratoria a lungo termine. ( Xagena_2014 )

Fonte: Università di Padova, 2014

Xagena_Medicina_2014